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Premio Internazionale Maurizio Grande I edizione

JACQUES RANCIÈRE

LA FABLE CINÉMATOGRAPHIQUE

Une fillette et son tueur devant une vitrine, une silhouette noire descendant un escalier, la jupe arrachée d'une kolkho- zienne, une femme qui court au-devant des balles: ces images signées Lang ou Murnau, Eisenstein ou Rossellini, iconisent le cinéma et cachent ses paradoxes. Un art est toujours aussi une idée et un reve de l'art. L'identité de la volonté artiste et du regard impassible des choses, la philosophie déjà l'avait conçue, le roman et le théàtre l'avaient tentée à leur manière. Le cinéma ne remplit pourtant leur attente qu'au prix de la contredire. Dans les années 1920, on vit en lui le langage nouveau des idées devenues sensibles qui révoquait le vieil art des histoires et des personnages. Mais il allait aussi restaurer les intrigues, les types et les genres que la littérature et la peinture avaient fait voler en éclats.

Jacques Rancière analyse les formes de ce conflit entre deux poétiques qui fait l'àme du cinéma. Entre le reve de Jean Epstein et l'encyclopédie désenchantée de Jean-Luc Godard, entre l'adieu au théàtre et la rencontre de la télévision, en suivant James Stewart dans l'Quest ou Gilles Deleuze au pays des concepts, il montre comment la fable cinématographique est toujours une fable contrariée. Far là aussi, elle brouille les frontières du document et de la fiction. Reve du XIX. siècle, elle nous raconte l'histoire du XX' siècle.

Jacques Rancière est professeur d'esthétique et politique à l'université Paris-VIII. Il a publié au Seuil Courts Voyages au pays dupeuple (1990) et Les Noms de l'histoire (1992).



Premio Internazionale Maurizio Grande I edizione

Da Ford a Almod6var... Dalla mitologia western alla mitologia contemporanea. Dal vuoto della Monument Valley che improvvisamente si popola di uomini e cavalli, al pieno dello scenario urbano che improvvisamente si spopola e si fa deserto, luogo di solitudini e derive. Nel passaggio dal cinema classico al cinema postmoderno non cambia la logica di una visione che è sempre visione di confini e sconfinamenti, contrazione e dilatazione di spazi e orizzonti, margini e figure. Costruito attorno all'opera di dieci registi giudicati esemplari del rapporto cinema/territorio - Michelangelo Antonioni, Eric Rohmer, Howard Hawks, Terrence Malick, Pedro Almod6var, Luchino Visconti, joel e Ethan Coen, lane Campion, Bernardo Bertolucci, john Ford, secondo il percorso tra "vecchio" e "nuovo" sapientemente tracciato dall'Autore -, il presente libro costituisce un importante contributo all'analisi di quel vero e proprio doppio che, per il grande cinema di ieri come di oggi, è stato ed è il paesaggio. Nel senso di un immaginario che non è mai sfondo o con- torno illustrativo, ma presenza viva, interlocutore privilegiato e specula- re ai personaggi, complemento insostituibile alla loro articolazione narrativa e alla loro storia.

Sergio Arecco, critico cinematografico, è autore di Film come film: Gl. Markpoulos (Roma 1980); per Il Castoro, di Anghelopulos (1978), Oshima (1979), Tavernier (1992), Lucas (1995), Cassavetes 0999). Per Le Mani ha scritto Alain Resnais o la persistenza della memoria (1997), Robert Bresson. L.anima e la/orma 0998), Ingmar Be1gman. Segreti e magie (2000), e ha curato l'edizione italiana di Godard. Alla ricerca dell'arte perduta di J.-L. Leutrat e S. Liandrat-Guigues (1998).



I

"Simulacro della voce narrante, Nostra Signora dei Turchi si ricongiunge all'orale come corpo minerale della lingua e come edificio vocale della scrittura. Le molte voci del romanzo sono, d'altro canto, le voci ritornanti di chi è in grado di ascoltare ancora sia il minerale sia i residui filamentosi dell'organico: voci di storie barbare e di sangue antico; voci della interiorità di un morto, sopravvissute nelle reliquie di 'lettere non spedite', favoleggianti portentosi incontri di cavalieri bianco-piumati con ancelle, misericordiose 'infermiere per amor dell'arte'... Voci, sempre e comunque voci, che narrano la risonanza interiore della scrittura

da esse impregnata e sequestrata. Voci come minerali preziosi dell'orale-barocco, di una infinita piegatura dell'essere fra l'ascolto e il narrato."

Dall’Introduzione di Maurizio Grande



Il libro contiene:

Volonté: la maschera e il carattere

di Maurizio Grande



Il libro contiene:

Simultaneità e verticalità: la sintesi del tempo

di Maurizio Grande